FisioSport Talk intervista a Enrico Oggeri

Da nuotatore di alto livello agonistico a triathleta: da dove nasce questa passione e cosa ti ha spinto a fare questo cambiamento?

Questo cambiamento è stato dettato da curiosità e da una grandissima passione per gli sport di endurance. Da sempre mi diverte nuotare e faticare in piscina. A questo, circa tre anni fa, ho aggiunto la bici che sin da quando sono piccolo mi ha sempre affascinato come disciplina, e, visto che non c’è due senza tre, ho iniziato anche a correre. Non avendo mai corso in tutta la mia vita, ad essere sincero ero un po’ spaventato da quest’ultimo, ma con un po’ di pazienza e tanti chilometri, posso dire di essere arrivato a un buon livello.

Vincere il primo posto assoluto a Rivalta deve essere stata una bella emozione. Come ti sei sentito durante la gara e quali momenti ti hanno colpito di più?

Come quasi ogni gara che affronto, cerco di guardare valori come frequenza cardiaca o velocità il meno possibile per non auto influenzarmi, né in negativo né in positivo andando quindi a strafare. Piuttosto imposto il ritmo sulle mie percezioni e cerco di adattarmi anche in base alle circostanze di gara in cui mi trovo.
In particolare per Rivalta avevo in mente di uscire dall’acqua il più velocemente possibile, una volta salito in bici visto che mi sono trovato solo ho potuto impostare un mio ritmo, molto impegnativo ma non tale da stancarmi eccessivamente.
Sono stato poi sorpreso dalla corsa, nonostante le gambe dure sono riuscito a fare il mio miglior tempo sui 5 km e di questo sono molto orgoglioso.

Cosa pensi abbia contribuito al tuo successo in questa gara? Ci sono stati allenamenti o strategie particolari che hai seguito?

Ho passato i cinque giorni precedenti alla gara in quota a circa 1800 metri, penso sia questo l’elemento principale che mi ha permesso di fare una buona gara. Anche perché nelle settimane precedenti alla gara, non sono mai riuscito ad avere grandi sessioni di allenamento, complice forse un po’ di stanchezza generale. Detto questo, quando c’è da gareggiare l’adrenalina riesce a farmi esprimere al massimo delle mie potenzialità senza essere condizionato da come mi sentivo nei giorni precedenti.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi per il 2026? Hai in mente gare specifiche o traguardi personali che desideri raggiungere?

Per il 2026 vorrei avere una preparazione un po’ più consistente, per farlo, mi farò aiutare da persone molto più preparate di me in tal senso, anche perché negli scorsi 3 anni, in cui mi sono avvicinato al triathlon ho fatto sempre di mia iniziativa, ma sento che ora è il momento di affidarmi a qualcuno.
Una gara a cui tengo molto è il triathlon di Candia complice la vicinanza a casa, e perché è stato il mio primo triathlon in assoluto; nel 2026 vorrei cercare di migliorare il sesto posto dell’ultima edizione.

Hai avuto qualche problema fisico questa’anno. Quale consiglio daresti ad altri giovani atleti che stanno affrontando infortuni o difficoltà simili? Cosa hai imparato da questa esperienza?

L’ultimo anno dal punto di vista fisico per me non è stato semplice. Ho avuto diversi inconvenienti a livello muscolare anche piuttosto debilitanti, a tal proposito sono seguito da una fisiatra.
Bisogna avere pazienza ed essere onesti con noi stessi quando ci sono infortuni o difficoltà fisiche, spesso fare un passo indietro e mollare un po’ il tiro é la scelta più saggia: meglio qualche giorno di riposo piuttosto che peggiorare certe situazioni.
Se questo non basta, é giusto chiedere aiuto a specialisti ed indagare cause più profonde; un consiglio che mi sento di dare a chi ha intenzione di avvicinarsi a questo sport, é quello di dare particolare importanza allo stretching, al rinforzo muscolare e al riposo.

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